giovedì 19 gennaio 2023

IL CONTE DI MONTECRISTO

Alexander Dumas – 1844

Il libro racconta come, il 24 febbraio 1815, il giorno in cui Napoleone Bonaparte abbandona l'isola d'Elba, Edmond Dantès, un giovane marinaio di diciannove anni, primo ufficiale di bordo della nave commerciale Le Pharaon, sbarca a Marsiglia per fidanzarsi il giorno successivo con Mercedes, una bella donna catalana. Tradito da amici gelosi, egli è denunciato come cospiratore "bonapartista" e rinchiuso in una cella del Castello d'If, al largo di Marsiglia. Dopo quattordici anni, prima ridotto alla solitudine e alla più nera disperazione e poi rigenerato e istruito in segreto da un compagno di prigionia, l'abate Faria, Dantès riesce a evadere e a prendere possesso d'un tesoro nascosto sull'isola di Montecristo, del quale l'abate, prima di morire, gli aveva rivelato l'esistenza. Ormai ricco e potente, Dantès si fa passare per diversi personaggi vendicandosi dei torti subiti e ricompensando coloro che gli sono rimasti amici.


Dopo una partenza sicuramente impegnativa, la scorsa settimana, ho pensato di alleggerirvi gli impegni di lettura proponendovi un romanzo con un numero di pagine certamente consistente (d’altronde sappiamo bene che Dumas veniva pagato a “cartelle” e quindi in qualche modo si trovava a dover allungare il brodo…) ma certamente di più facile lettura tanto è vero che spesso “Il conte di Montecristo” fa parte delle librerie non dico dell’infanzia ma quantomeno dell’adolescenza.

Tanto per contraddirmi subito, ammetto che la mia lettura di questo meraviglioso romanzo è avvenuta in età già ampiamente adulta, lettura che fu abbastanza particolare e per certi versi anche impegnativa. Avevo acquistato il libro alla fine di agosto del 2006 con il preciso intento di leggerlo durante le vacanze. In effetti fu così, lo lessi durante le vacanze ma “ad alta voce” (questo è un chiaro riferimento alla rubrica compresa nel programma dedicato ai libri “Fahrenheit”, in onda tutti i pomeriggi sulla mia radio preferita, Radio3). Il mio bene amato aveva già più volte letto il famoso romanzo ma quell’estate se lo gustò gongolando, la testa appoggiata sulle mie gambe e l’aria soddisfatta.

Fu un’esperienza molto bella, di grande condivisione. Il ricordo di questa modalità di lettura che io vissi come un vero e proprio gesto d’amore, la forte carica di passione che ritroviamo nelle pagine di Dumas mi hanno suggerito di proporvi questo romanzo. Immagino che tanti di voi lo abbiano letto ma è ampiamente consigliato per chi ne fosse digiuno.

Io trovo questo romanzo un inno alla vita, all’amore, all’amicizia, alla sete di conoscenza (tutti vorremo incontrare un Abate Faria nella vita), un incitamento alla passione, alla perseveranza, alla tenacia, alla resistenza.

Io metto tutto questo anche nel mio lavoro, lavoro che amo anche se mi distrugge fisicamente (segno degli anni che passano). Un lavoro che si mi sono “inventata” assumendo nuove vesti ma per il quale le conoscenze, la disciplina, lo studio, l’aggiornamento, la curiosità sono state e sono indispensabili.

E allora cerco ogni giorno di vivere il mio lavoro come una avventura, con sfide sempre nuove da vincere e con il coraggio di non lasciarsi mai abbattere dalla stanchezza, dalle delusioni o dagli eventuali insuccessi.

Non è sempre facile ma io ho un buon equipaggio che mi sostiene.



Nessun commento: