Cesare Pavese – 1946
Feria d'agosto è un'opera eterogenea dello scrittore Cesare Pavese, pubblicata nel 1946 composta da racconti, capitoli e prose di riflessione che enunciano la poetica dell'autore.
In Feria d'agosto lo scrittore approfondisce, soprattutto nei saggi raccolti nell'ultima sezione dell'opera la sua teoria del mito. Le sensazioni provate nel periodo dell'infanzia, che creano un'atmosfera sfumata dal ricordo, sono evidenti nelle brevi prose che si situano tra i saggi puramente teorici e i racconti veri e propri facendo così da filo conduttore a questa raccolta tanto diversificata e garantendone la continuità tematica.
Nei racconti di Feria d'agosto lo scrittore cerca di fare ritorno all'infanzia non per fuggire alla realtà in una ricerca idillica di un passato consolatorio, ma per "rintracciare nell'infanzia i segni dell'orrore adulto".
Pavese ritiene che dalle prime inconsapevoli esperienze derivi il nostro modo di essere futuro e la conoscenza del mondo.
«Una volta, quando veniva l'estate, andavamo in barca. La si prendeva al ponte, ci si metteva in mutandine, e si arrivava fino ai boschi. Ci stavamo tutto il pomeriggio.»
Carissimi, torno da voi sul finire della mia feria d’agosto con questo titolo di Cesare Pavese, che io ammetto di conoscere poco, mentre in casa ne ho un vero e proprio estimatore, che mi ha colpito ovviamente per l’assonanza del titolo.
Ferie davvero sudate quest’anno, non tanto per le elevate temperature del clima quanto per l’immensa fatica che il tanto lavoro ha portato. Nessuna lamentale per carità, anzi, ben venga il lavoro ma è anche vero che il periodo tra fine luglio e i primi di settembre è quello in cui incastriamo, a rotazione le nostre vacanze; pertanto ad un livello di lavoro impegnativo ha fatto da contraltare il nostro staff in versione ridotta.
Versione che è stata ridottissima per la settimana di ferragosto fortunatamente di soli quattro giorni, settimana che ho gestito in solitaria correndo tra laboratorio e negozio con orari complessivamente non troppo lontani da quelli autunnali, ritmo serrato insomma.
Un’estate con Lecco invasa di turisti, villeggiamenti, cittadini e foresti come non avevo mai visto prima.
Questa è anche la prima estate senza Giulia, a casa con la piccola Alice, e la prima estate per Madi al comando del laboratorio per il periodo di mia assenza: un vero banco di prova, che si sta svolgendo con successo.
Io, vi confesso, sono arrivata alla mia “feria d’agosto” davvero provata dalla fatica, fisica e mentale.
Alcune assenze e qualche pensiero famigliare hanno contribuito ad appesantire un filo il mio approccio vacanziero. Ciononostante, scrivo queste brevi note di saluto e di ben tornati nell’ultimo scampolo di giornate marittime nella adorata Moneglia, giornate fatte di nulla: mare al mattino presto, tanta lettura, riposo e focaccia. E il ricordo di quando bambina salutare il mare a fine agosto significava la certezza di non rivederlo per un anno intero. Ora il lavoro mi ricorda che non avrò tante chance di rivedere il mare presto, ma qualche spazio c’è e cullo questa speranza come un piccolo dono.
Tornerò da voi con un po’ di riposo e rinnovate energie, è una promessa.
Torta Rubino |