MILANO, QUARTIERE GIAMBELLINO
Giambellino nasce nella prima metà del Novecento dall’estensione della zona industriale di porta Genova, dovuta alla vicinanza del Naviglio Grande e della Ferrovia Milano-Mortara. Le prime case sono popolari, con una forte matrice operaia. Mentre Milano si popola di immigrati provenienti da zone sempre più lontane, la fabbrica è l’esperienza intorno alla quale si sviluppa l’identità del Quartiere, fatta di orgoglio professionale e solidarietà. Il quartiere si sviluppa con direttrici sud-nord e est-ovest, a partire dal centro città e dalle vie di comunicazione sulle quali sono nate le fabbriche, fino a raggiungere una densità considerevole, conservando una quota estremamente rilevante di patrimonio abitativo pubblico, a rinnovare l’identità storica del quartiere nonostante la grande ondata migratoria dal sud. Nel quartiere, povero e gravato di problemi, nascono le prime sperimentazioni di frontiera su temi di grande impatto sociale: il Giambellino rappresenta in questi anni un esempio virtuoso di integrazione e promozione sociale.
Oggi vi riporto a Milano, nel quartiere Giambellino (dalla via omonima intitolata al pittore italiano del XV secolo Giovanni Bellini detto il Giambellino) ad un indirizzo preciso: via Odazio 6.
A questo indirizzo hanno abitato i miei nonni, mio papà fino al suo matrimonio con mia mamma e la zia Lina fino ad una quindicina di anni fa.
Mia nonna, mamma del mio papà, si chiamava Charlotte Regina Thomas. Era nata nel 1906 vicino a Strasburgo ed era arrivata a Milano con la famiglia, così come tanti altri migranti francesi, agli inizi degli anni quaranta, all’infuriare della seconda guerra mondiale.
Nonna Charlotte, operaia alla Borletti, era soprattutto una partigiana, combatteva nella Resistenza, fu promotrice dei grandi scioperi del marzo del 1944 e per questo fu deportata e morì a Bergen Belsen pochi giorni prima della liberazione. Nonna Charlotte lottava per “il pane, la pace e la libertà”.
Giovedì 7 marzo 2024, in Via Odazio 6 è stata posta una pietra d’inciampo in memoria di mia nonna: una cerimonia affollata e commossa alla quale ho partecipato con mio fratello Federico, mia sorella Gabriella e Laura, la più piccola delle mie cugine (per lei nonna Charlotte è la bisnonna).
Ho conosciuto tante persone che animano il quartiere e che agiscono perché la memoria delle persone come mia nonna non vada persa, perché il quartiere possa continuare a vivere, perché le disuguaglianze e le difficoltà si possano arginare.
In questi giorni di commozione e di orgoglio ho pensato tanto al mio papà, a quanto deve aver sofferto; lui non mi ha mai parlato della sua mamma partigiana. Forse il mio papà avrebbe preferito una mamma meno forte e più vicina, una mamma che non sacrificasse la propria vita per la libertà di tutti. Anche della nostra oggi.
Penso al mio papà con affetto e con nostalgia, a quel caseggiato di via Odazio dove andavamo a trovare la zia Lina. Ho rivisto quei luoghi a distanza di decenni, un caseggiato identico a come me lo ricordavo da bambina ma che mostra tutti i segni del tempo. Penso al mio papà, rimasto senza mamma, con la zia a fargli da mamma.
Mi manca molto. Mi piacerebbe incontrarlo di nuovo e parlare con lui, e chiedere a lui della nonna Charlotte.
Martedì prossimo, 19 marzo, festeggeremo tutti i nostri papà. Io sono molto felice di avere avuto un papà come il mio, sono orgogliosa della nostra vicenda famigliare. E so che anche lui, ovunque si trovi, è orgoglioso di me.
Nonna Charlotte |
Pietra d'inciampo nonna Charlotte |
1 commento:
Ovunque e sempre pane, pace e libertà. Ed anche case ben curate, capaci di accogliere nella bellezza. Grazie del tuo ricordo.
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