mercoledì 3 giugno 2020

IL MIO FUTURO... UNA CITTA' CHIAMATA LECCO

"Lungo la strada 
Tante facce diventano una 
Che finisci per dimenticare 
O la confondi con la luna 
Ma quando ti fermi 
Convinto che ti si può ricordare 
Hai davanti un altro viaggio 
E una città per cantare..."
(Ron, 1980) 

I miei nonni materni erano milanesi, il mio nonno paterno era milanese mentre la nonna era francese e mio padre era nato in Francia, trasferitosi con la famiglia a Milano durante la guerra. I miei genitori vivevano a Milano e si erano trasferiti in Brianza nel 1960, anno del loro matrimonio, dove mio padre aveva una piccola azienda artigiana che lavorava l’ottone. Mia mamma, che lavora da lui come impiegata, dopo il matrimonio ha continuato a lavorare con il babbo tenendo la contabilità. Mio padre era un uomo d’altri tempi, mia madre invece è stata sempre una donna avanti, era già moderna negli anni 60. All'età di 4 anni mia mamma mi iscrisse, al traino di mia sorella che ha tre anni più di me, al gruppo scout di Cantù. All'epoca esistevano due associazioni: AGI, Associazione Guide Italiane (femmine) e l’ASCI (Associazione Italiana Scout Cattolici italiani, maschi e cattolici). Le due associazioni nel 1974 si fusero dando vita all’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani). 

Ho dei ricordi bellissimi dei miei primi anni con le “coccinelle”, cosi si chiamavano allora le bambine più piccole. Avevamo la nostra “sede”, luogo di ritrovo del Sabato pomeriggio e base di partenza per le incursioni domenicali, in una mansarda con il pavimento di mattonelle e il soffitto di travi di legno, odore di muffa e di rose. Don Adolfo Asnaghi (1917-2007), il nostro assistente, grande e indimenticato sacerdote ambrosiano, professore, scrittore, filosofo, formatore, ci raccontava ogni Sabato storie meravigliose che ai nostri occhi di bambine parevano magiche. Ho vissuto lo scoutismo, grande esperienza di vita, fino ai 25 anni, passando dalle coccinelle alle guide, poi al noviziato, poi come scolta in clan/fuoco e poi, da grande, come capo reparto e maestra di noviziato. 

Il gruppo di Cantù faceva parte della “zona” di Lecco. Io ricordo con fastidio le noiose riunioni che si tenevano a Lecco. 
Allora Lecco era una città troppo distante dalla nostra realtà, distante per chilometri e anche per mentalità, ed era una città industriale e brutta. Il recupero del lago e del centro storico non erano ancora avvenuti. 

Tenete conto che quello di cui vi parlo risale a più di trent'anni fa ed allora se qualcuno mi avesse detto che un giorno Lecco sarebbe diventata la mia città di elezione, la città della mia attività, del mio lavoro, dei miei sogni, lo avrei preso per pazzo. 
Nel mio futuro l’unica città che poteva avere posto era Milano, patria dei miei studi universitari, della mia prima vita lavorativa nonché città in cui sono nata. Certo avrei amato Parigi, la città più bella del mondo e che ho frequentato molto per motivi di svago e di lavoro. Ma Lecco! Lecco, no dai…. 

E invece mi ritrovo a Lecco, una città che nel corso degli anni ha indubbiamente saputo valorizzare le proprie bellezze, il lungo lago, il centro storico, la passeggiata di Pescarenico e che da quasi otto anni è sede di Pasticceria Su Misura

Non è stato facile, non lo è nemmeno ora, tanto più adesso che faticosamente stiamo cercando di curare le profonde ferite che la pandemia, ancora in corso (inutile illudersi! Non è tutto passato!) ha lasciato. Conquistare la fiducia dei lecchesi, il saper rispondere che la nostra unicità è unica, che Pasticceria Su Misura esiste perché nata da un sogno e che testardamente vuole continuare a sognare e a farvi sognare con dolci che si rifanno solo a loro stessi, all'inventiva del nostro laboratorio e alla nostra capacità di reinventare dolci che esistono da sempre. 

Ci stiamo mettendo anima, cuore, cervello, fatica, impegno, Ilaria ed io, per andare avanti e sappiamo che vi abbiamo dalla nostra parte. E sono certa che mi perdonate quando vi dico che no, non sono di Lecco, e che le strade e gli angoli suggestivi di Lecco li ho conosciuti nei mesi di Marzo e Aprile quando, con la Pasticceria chiusa abbiamo continuato ad esservi vicine con le consegne a domicilio. Servizio che non si è fermato, prosegue anche ora con la Pasticceria aperta (sui nostri profili trovate tutte le informazioni in merito). 

Vi abbraccio forte e vi lascio la consueta ricetta settimanale. Però fatemi sapere come vanno i vostri esperimenti!


SAVOIARDI DI RISO 
Gr 250 zucchero 
Gr 200 albumi (circa 6/7 uova) 
Gr 180 tuorli (circa le uova di cui avete usato gli albumi) 
Gr 50 miele 
Gr 200 farina di riso 
Gr 30 farina di mais fumetto 
Gr 100 fecola 

Mettete i tuorli in una ciotola ampia e frustateli poco con il miele (non dovete montarli). 
Unite gli albumi montati a neve con lo zucchero, mescolando dal basso verso l’alto. 
Unite per ultime le farine setacciate. Con l’aiuto di una sac a poche formate su teglie, con carta da forno, dei bastoncini e spolverizzateli con zucchero a velo. 
Cuocete in forno a 200°C per 8 minuti.

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