mercoledì 24 giugno 2020

DOMENICA E' SEMPRE DOMENICA

"Domenica è sempre domenica 
Si sveglia la città con le campane 
Al primo din-don del Gianicolo 
Sant'Angelo risponde din-don-dan 
È domenica per poveri e signori 
Ognuno può dormir tranquillamente 
Né clacson, né sirene, né motori 
Si sveglia la città più dolcemente"

Mario Riva, presentatore de “Il Musichiere” alla fine degli anni ’50, cantava questa canzone al termine della trasmissione televisiva. Sono risalita fino a quella lontana epoca per aver la scusa di parlare, di nuovo, della Domenica: giorno di riposo e di svago per la maggior parte di noi, ma giorno di lavoro per tanti altri. 

Domenica scorsa, complice il tempo meraviglioso, abbiamo fatto una strategica gita di 24 ore verso i monti! Un mare di verde e di blu ha riempito i miei occhi e il mio cuore e, pur se per un breve lasso di tempo, la mia testa è riuscita a staccarsi da tutti i problemi e le ansie, e a godere a pieno della natura. Posso dire di avere sperimentato attimi di pura felicità! È una cosa rara, perché io credo (forse sono troppo pessimista) che non si possa essere sempre felici, sereni sì, tranquilli, calmi, rilassati, ma la felicità! La felicità è fatta di attimi fuggenti che bisogna essere preparati a gustare! 

Fatto punto sulla bellissima Domenica trascorsa, che lo crediate o no, il lavoro domenicale mi manca un po': il ritmo lavorativo da Lunedì a Sabato mi scombussola e le fughe strategiche mi piacciono di più quando comprendono il Lunedì, con meno gente e meno traffico nel rientro (se poi, come capitato qualche volta, sono fughe da Sabato pomeriggio a Lunedì allora è proprio festa! Ma per il momento bisogna accontentarsi). 

Poco alla volta, nonostante il ritmo lavorativo sui minimi, sia per le note vicende che per la stagionalità, cerchiamo di fare timidi passi verso un ritorno alla normalità. 
Ed è con gioia, unita a parecchia trepidazione mescolata a un filo di titubanza e con i classici incroci di dita, che vi preannuncio, magari sottovoce che quasi anche io non ci credo, che per il mese di Luglio abbiamo previsto di riaprire la Domenica mattina, dalle 08.30 alle 12.00, e i pomeriggi di Mercoledì, Giovedì e Sabato dalle 16.00 alle 19.00. 

È un pochino un esperimento, forse anche un po’ un azzardo specie ora che pare scoppiato il grande caldo, e molti preferiranno passare i pomeriggi a prendere il sole in riva al lago o tenteranno fughe domenicali dalla città e ricerca di angoli non troppo affollati. 

Ma noi contiamo su tutti quanti avranno voglia di splendide colazioni e merende nella nostra corte stile provenzale, trés trés chic, e poi anche di un dolcino da portare agli amici per la cena insieme ai fiori per la padrona di casa e una buona bottiglia di bollicine! 

Vi lascio oggi la ricetta dei biscotti al Kamut, buoni, digeribili e con tanta frutta secca che fa così bene!

BISCOTTI KAMUT 
Gr 500 farina di kamut 
Gr 200 burro 
Gr 350 zucchero 
Gr 100 farina di nocciole 
Gr 100 nocciola tritate grossolanamente 
Gr 200 mandorle naturali (con la buccia marroncina) tritate grossolanamente 
Gr 150 uova (numero 3 uova) 

Lavorate con la spatola burro e zucchero, unite le uova e per ultime farine e frutta secca. 
Stendere in un quadrato alto mezzo centimetro e lasciare raffreddare in frigo almeno un’ora. Tagliare il quadro a rettangoli, decidete voi la misura che più vi piace, e cuocete in forno preriscaldato a 180°C per 15 minuti.

mercoledì 17 giugno 2020

IL MONDO IERI, IL MONDO OGGI

"Immagina questo coperto di grano, 
immagina i frutti e immagina i fiori 
e pensa alle voci e pensa ai colori 
e in questa pianura, fin dove si perde, 
crescevano gli alberi e tutto era verde, 
cadeva la pioggia, segnavano i soli 
il ritmo dell'uomo e delle stagioni..." 

Il testo che ho riportato è parte della canzone di Francesco Guccini “Il vecchio e il bambino” contenuta nell'album “Radici” uscito nel 1972. 
Credo di aver imparato questa canzone quando avevo circa 8 anni e Francesco Guccini, secondo me un poeta (non credo solo secondo me!), ha accompagnato la mia infanzia, adolescenza e l’età adulta; io ho ancora i suoi vinili, tra cui “Radici”, appunto. In questi giorni in cui si è festeggiato il suo ottantesimo compleanno non ho potuto fare a meno di pensare a questa canzone, “Il vecchio e il bambino”, nella quale un vecchio (il nonno, io ho sempre immaginato) racconta ad un bambino com'era il mondo prima… prima che la mano umana distruggesse tutto. 

Non è che voglio rattristarvi, però mi ha colpito molto pensare, alla luce degli ultimi accadimenti, che quasi 40 anni fa si cantasse di un mondo distrutto per mano dell’essere umano che con la sua ingordigia non aveva saputo custodire il prezioso pianeta su cui si trovava. Forse avremmo potuto (dovuto) comportarci meglio noi umani, no? 

In questi mesi, durante i quali abbiamo vissuto una emergenza sanitaria che ci ha imposto chiusura di attività, blocco dei rapporti sociali, periodi di solitudine, ci siamo chiesti a chi dare la colpa di questa situazione, come ne saremmo usciti, se tutto questo ci avrebbe migliorato o quantomeno spinto a riflettere sui nostri stili di vita, a considerare l’importanza dei rapporti interpersonali. 

Questo periodo che abbiamo vissuto, e stiamo ancora vivendo. ci sta mettendo a dura prova; e quindi penso che valga davvero l’occasione di ripensare a noi stessi anche nelle piccole e piccolissime cose quotidiane. Finalmente abbiamo potuto tornare ad uscire, a muoverci, a rivedere gli amici, a frequentare i luoghi a noi cari. Bisogna però avere tanta pazienza, tanto rispetto per gli altri e per il lavoro degli altri, rallentare un pochino il ritmo per assaporare quello che credevamo perso, forse per sempre. 

Noi ci stiamo dando un gran da fare per darvi tutta l’accoglienza, il conforto, le coccole di cui avete bisogno, nonostante le limitazioni e i piccoli disagi che la situazione contingente comporta. Proprio per questo, anche se il periodo è difficile, abbiamo deciso di investire una parte del sostegno economico ricevuto per cambiare il look della nostra corte; da pochi giorni sono arrivati i nostri nuovi tavolini e sedie: di metallo, rotondi, più grandi e specifici per esterno e facili da pulire e tenere in ordine, ma soprattutto molto coloranti e di vago sentore provenzale. Siamo molto contente e anche voi ne siete stati entusiasti! 


Al primo ordine, testato il successo, ne abbiamo aggiunto un secondo con ancora un paio di tavoli e sedie aggiuntive, con la speranza che a breve le distanze si possano un filo ridurre. Per un’estate piena di sole e di colore! Così anche chi, purtroppo, non potrà andare in vacanza, venendo da noi potrà illudersi di trovarsi immerso nella Provenza o (per i più fantasiosi!) in una località di mare! 

Ed ora ecco a voi la ricetta della settimana: 


TORTA RICOTTA E LIMONE 
Gr 300 pasta frolla 
Gr 250 ricotta 
Gr 50 uova (pari a 1 uovo) 
N 1 scorza limone grattugiato (utilizzare limone non trattato) 
Gr 125 zucchero a velo 

Sbattere la ricotta con l’uovo e gli aromi, aggiungere lo zucchero a velo e lavorare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Foderate di frolla uno stampo diametro 26 e versateci il composto di ricotta. Decorate la superficie con strisce di frolla e cuocete in forno preriscaldato a 180°C per 35/40 minuti.

mercoledì 10 giugno 2020

QUANDO SARO' GRANDE

Ti hanno iscritto
A un gioco grande
Se non comprendi
E se fai domande
Chi ti risponde
Ti dice "è presto"
Quando sarai grande
Allora saprai tutto
Saprai perché
Saprai perché
Quando sarai grande
Saprai perché..
(Edoardo Bennato, 1977)


Il testo che ho scelto per questo mio scritto settimanale è tratto da una canzone contenuta nell'album di E. Bennato “Burattino senza fili” che, come facilmente si intuisce, rimanda al Pinocchio di Collodi. Libro che, se non l’avete mai letto, vi consiglio caldamente, anche se è tutto tranne che una innocente favola per bambini; anzi è molto cupo e contiene allegorie sulla vita che fanno assai riflettere. 

Adoravo Bennato e in particolare l’album che ho citato. All'epoca ero una quasi adolescente con grandi sogni e aspettative per la mia vita futura. A quell'età non si vede l’ora di diventare grandi, per capire, per sapere. Succede poi che di colpo ti ritrovi non solo grande, ma di più, e sai che la tua vita ha da un pezzo doppiato la metà. 

Nella mia vita, escludendo gli anni della vera e propria infanzia che mi sento di definire in modo assoluto davvero felici (sono stata una bambina fortunata) ho vissuto traversie di tutti i generi: sentimentali, lavorative, drammi famigliari, traumi, perdite, lutti. Ho sempre cercato di far fronte a tutto, con forza, tenacia, fantasia, e a volte anche improvvisazione. Mi sono reinventata la vita, ho fatto nascere la mia attività, attività che ora condivido con Ilaria, coronando il sogno che avevo da piccola di diventare pasticcere. 
Ammetto però che lo stop che, insieme a voi tutti, mi sono ritrovata a vivere in questi mesi (una pandemia, niente di meno!) mi sta mettendo a dura prova. Ormai sono grande, oramai so perché, ormai so quel che devo fare, ma vi assicuro, e sono certa che la stessa sensazione la stiamo provando in tanti, che la voglia di fuggire, mollare tutto, urlare “stavolta non ce la posso fare!!” è davvero tanta. 
Mi è capitato in questi giorni di soffermarmi a pensare su cosa potrei fare di diverso, qualcosa che mi piaccia e che mi permetta di vivere, un nuovo cambio di rotta, cambio di programma. 
So benissimo di cadere nella banalità dicendo che mi piacerebbe scrivere un libro, un libro che mi permetta di diventare ricca e famosa! Ci sono diverse persone che hanno iniziato a scrivere tardi ottenendo un enorme successo, forse potrebbe accadere anche a me! 

Vi confesso che sono un po’ affranta ora, per i danni subiti, le difficoltà, le nostre ragazze che non ci sono e mi mancano, la fatica e i troppi pensieri, l’incertezza del futuro, l’impossibilità di programmare, il sapere che tutte le numerose idee che avevamo in testa ad inizio anno non le possiamo realizzare ora. 
Io e Ilaria, come credo la maggior parte dei piccoli imprenditori come noi, ci sentiamo un po’ abbandonati a noi stessi, dopo tante parole, tante promesse, tanti pomeriggi a leggere decine di mail di aggiornamenti, ora sembra che tutto si sia fermato. Le attività hanno riaperto e ci dobbiamo arrangiare da sole. Quindi capirete il desiderio di poter cambiare, il desiderio di essere ancora ai tempi in cui cantavo a squarciagola “quando sarò grande” e avevo ancora parecchia vita, e tempo per sapere perché. 

La verità però è che il mio lavoro mi piace tanto, e Pasticceria Su Misura è il fiore all'occhiello della mia vita, e i vostri sorrisi quando venite da noi per la colazione, un caffè, un dolce, le risate che salgono al mio laboratorio dalla caffetteria, le chiacchiere, l’amicizia, le soddisfazioni che mi date, sono tutte piccole schegge di un mondo che, anche se sembra impazzito, è sempre il mio mondo e io ci voglio restare, con tutto il cuore. 

E per restare nel mio mondo, vi do pillole di pasticceria! 
La ricetta che ho scelto questa settimana è qualcosa che mi piace moltissimo a partire dal nome: 


LINGUE DI GATTO (Langue de Chat) 
Gr 180 burro pomata 
Gr 180 zucchero 
Gr 180 farina 
Gr 180 albumi (circa 6, a temperatura ambiente) 

Mettete il burro in una terrina e lavoratelo fino a renderlo spumoso; aggiungete lo zucchero e, a più riprese, gli albumi non sbattuti. Quando l’impasto risulta omogeneo e filante aggiungete la farina setacciata continuando a lavorare con la spatola. Se disponete di una piccola planetaria potete avvalervi di questa utilizzando la foglia. 
Con l’aiuto di una sac a poche e di una bocchetta medio/piccola, stendete l’impasto su teglie con carta da forno, formando tanti bastoncini equidistanti. Tenderanno un pochino ad allargarsi. 
Fate cuocere in forno preriscaldato a 200°C per 5-6 minuti. 
Sono pronte quando i bordi sono di un bel color caramello e il centro resta più chiaro. 
Ottime da sole, con la panna montata, con il gelato, con i frutti di bosco… a voi la scelta!

mercoledì 3 giugno 2020

IL MIO FUTURO... UNA CITTA' CHIAMATA LECCO

"Lungo la strada 
Tante facce diventano una 
Che finisci per dimenticare 
O la confondi con la luna 
Ma quando ti fermi 
Convinto che ti si può ricordare 
Hai davanti un altro viaggio 
E una città per cantare..."
(Ron, 1980) 

I miei nonni materni erano milanesi, il mio nonno paterno era milanese mentre la nonna era francese e mio padre era nato in Francia, trasferitosi con la famiglia a Milano durante la guerra. I miei genitori vivevano a Milano e si erano trasferiti in Brianza nel 1960, anno del loro matrimonio, dove mio padre aveva una piccola azienda artigiana che lavorava l’ottone. Mia mamma, che lavora da lui come impiegata, dopo il matrimonio ha continuato a lavorare con il babbo tenendo la contabilità. Mio padre era un uomo d’altri tempi, mia madre invece è stata sempre una donna avanti, era già moderna negli anni 60. All'età di 4 anni mia mamma mi iscrisse, al traino di mia sorella che ha tre anni più di me, al gruppo scout di Cantù. All'epoca esistevano due associazioni: AGI, Associazione Guide Italiane (femmine) e l’ASCI (Associazione Italiana Scout Cattolici italiani, maschi e cattolici). Le due associazioni nel 1974 si fusero dando vita all’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani). 

Ho dei ricordi bellissimi dei miei primi anni con le “coccinelle”, cosi si chiamavano allora le bambine più piccole. Avevamo la nostra “sede”, luogo di ritrovo del Sabato pomeriggio e base di partenza per le incursioni domenicali, in una mansarda con il pavimento di mattonelle e il soffitto di travi di legno, odore di muffa e di rose. Don Adolfo Asnaghi (1917-2007), il nostro assistente, grande e indimenticato sacerdote ambrosiano, professore, scrittore, filosofo, formatore, ci raccontava ogni Sabato storie meravigliose che ai nostri occhi di bambine parevano magiche. Ho vissuto lo scoutismo, grande esperienza di vita, fino ai 25 anni, passando dalle coccinelle alle guide, poi al noviziato, poi come scolta in clan/fuoco e poi, da grande, come capo reparto e maestra di noviziato. 

Il gruppo di Cantù faceva parte della “zona” di Lecco. Io ricordo con fastidio le noiose riunioni che si tenevano a Lecco. 
Allora Lecco era una città troppo distante dalla nostra realtà, distante per chilometri e anche per mentalità, ed era una città industriale e brutta. Il recupero del lago e del centro storico non erano ancora avvenuti. 

Tenete conto che quello di cui vi parlo risale a più di trent'anni fa ed allora se qualcuno mi avesse detto che un giorno Lecco sarebbe diventata la mia città di elezione, la città della mia attività, del mio lavoro, dei miei sogni, lo avrei preso per pazzo. 
Nel mio futuro l’unica città che poteva avere posto era Milano, patria dei miei studi universitari, della mia prima vita lavorativa nonché città in cui sono nata. Certo avrei amato Parigi, la città più bella del mondo e che ho frequentato molto per motivi di svago e di lavoro. Ma Lecco! Lecco, no dai…. 

E invece mi ritrovo a Lecco, una città che nel corso degli anni ha indubbiamente saputo valorizzare le proprie bellezze, il lungo lago, il centro storico, la passeggiata di Pescarenico e che da quasi otto anni è sede di Pasticceria Su Misura

Non è stato facile, non lo è nemmeno ora, tanto più adesso che faticosamente stiamo cercando di curare le profonde ferite che la pandemia, ancora in corso (inutile illudersi! Non è tutto passato!) ha lasciato. Conquistare la fiducia dei lecchesi, il saper rispondere che la nostra unicità è unica, che Pasticceria Su Misura esiste perché nata da un sogno e che testardamente vuole continuare a sognare e a farvi sognare con dolci che si rifanno solo a loro stessi, all'inventiva del nostro laboratorio e alla nostra capacità di reinventare dolci che esistono da sempre. 

Ci stiamo mettendo anima, cuore, cervello, fatica, impegno, Ilaria ed io, per andare avanti e sappiamo che vi abbiamo dalla nostra parte. E sono certa che mi perdonate quando vi dico che no, non sono di Lecco, e che le strade e gli angoli suggestivi di Lecco li ho conosciuti nei mesi di Marzo e Aprile quando, con la Pasticceria chiusa abbiamo continuato ad esservi vicine con le consegne a domicilio. Servizio che non si è fermato, prosegue anche ora con la Pasticceria aperta (sui nostri profili trovate tutte le informazioni in merito). 

Vi abbraccio forte e vi lascio la consueta ricetta settimanale. Però fatemi sapere come vanno i vostri esperimenti!


SAVOIARDI DI RISO 
Gr 250 zucchero 
Gr 200 albumi (circa 6/7 uova) 
Gr 180 tuorli (circa le uova di cui avete usato gli albumi) 
Gr 50 miele 
Gr 200 farina di riso 
Gr 30 farina di mais fumetto 
Gr 100 fecola 

Mettete i tuorli in una ciotola ampia e frustateli poco con il miele (non dovete montarli). 
Unite gli albumi montati a neve con lo zucchero, mescolando dal basso verso l’alto. 
Unite per ultime le farine setacciate. Con l’aiuto di una sac a poche formate su teglie, con carta da forno, dei bastoncini e spolverizzateli con zucchero a velo. 
Cuocete in forno a 200°C per 8 minuti.